Conosciamo tante persone che si prendono cura di gatti randagi o semi-randagi. E conosciamo spesso molto bene anche la loro situazione economica già critica o precaria, palesemente dichiarata o pietosamente dissumulata per umana vergogna personale. E quando il gatto che accudiscono sta male, il loro problema si riversa direttamente sulla salute dell’animale. Ancora di più, nella contingenza attuale, dove la crisi sta colpendo indirettamente anche gli animali e la capacità di sostenerne le cure.
Quasi come in una via crucis di biblica memoria, iniziano un calvario insieme al gatto sofferente, peregrinando da un ambulatorio all’altro, cercando disperatamente un veterinario che sia disponibile a curare, ma che tenga conto anche dell’indigenza economica in cui sono. Nonostante ci siano fondi pubblici inutilizzati e mai reclamati dalle Amministrazioni Comunali, accantonati proprio per aiutare nella gestione del proprio animale quei cittadini già in ristrettezze finanziarie, l’ultima speranza per loro e per il loro compagno quadrupede è ancora riposta nel volontariato.
E’ successo con Lorenzo, e uno dei suoi 7 gatti che aveva problemi renali. E’ accaduto con Gabriella e il suo gatto a cui hanno sparato. Persino con un pensionato con moglie invalida a suo carico che – piangendo disperatamente – ci chiedeva aiuto, non solo morale, per l’eutanasia della sua gatta anziana ormai incontinente. Tutti impossibilitati ad accedere alle cure veterinarie, perchè persone TROPPO POVERE. Il profitto NON SI FERMA nemmeno davanti alla pietà, al sentimento, al dolore e persino alla povertà conclamata, condizione di per sè già umanamente destabilizzante e nella quale viene aprioristicamente negato il rapporto con l’animale.
Sara arriva così da noi implorandoci di aiutarla. La sua gatta Lulù ha una grave piometra e seri problemi alle orecchie, e almeno quattro veterinari hanno già risposto che va operata con urgenza, e che l’operazione è costosa e va pagata ma Sara, che è disoccupata e nullatenente disposta anche a certificare e firmare una dichiarazione in questo senso, non può permetterselo.
Ci siamo offerti di sostenere i costi della chirurgia e dopo la convalescenza, abbiamo restituito la micia a Sara, che ha voluto ringraziarci con questa lettera.
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