17 febbraio: tributo al gatto

Nella giornata convenzionalmente dedicata al gatto, siamo andati alla ricerca della sua presenza negli scenari più disparati: dalle sculture agli oggetti di arredo passando attraverso il cibo e persino in edilizia. Se è vero che il gatto smuove così tanto gli animi, abbiamo cercato di capire dove si è posizionata la sua discreta o ingombrante presenza, oltre che sulla nostra poltrona preferita… Abbiamo trovato qualcosa di felino sulla terra e nello spazio, e la conferma ancora una volta, senza una vera spiegazione scientifica ma forse semplicemente empirica (o empatica), che i gatti attraversano il nostro tempo lasciando non solo le loro impronte sul cuore, ma un po’ ovunque …

Ci sono oggetti di design dal costo di pochi euro e capolavori da milioni (!!) di euro, e dentro ognuno di questi la silhouette del felino. Grassi oppure magrissimi, luccicanti o morbidi, bidimensionali o tridimensionali, singoli o in quantità: in qualsiasi campo atterri, il gatto cade sempre in piedi influenzando di volta in volta il professionista o l’artista di turno. La galleria che segue non è esaustiva ma solo un eterogeneo tributo alla piccola tigre che convive sempre più nelle nostre case.

In tempi di food fashion e food addicted potevamo forse non scovare anche chi fa pizze a forma di gatto? La pizzeria in questione è a Brescia e – nonostante la sagoma decisamente diversa dai canoni – questo piccolo capolavoro di cui godere da soli o con gli amici va segnalato perchè i suoi pochi ma buoni ingredienti sono uguali da anni e ne hanno decretato il successo nazionale e internazionale … ma in effetti decidete voi se stiamo parlando del gatto o della pizza!

E ancora in tema di cibo, ma questa volta per la categoria menzione felina, segnaliamo i Lussekatter (parola svedese che significa i gatti di Lucia): si tratta di dolcetti tipo briosche con uvetta e zafferano, che in Svezia vengono tradizionalmente fatti per i bambini nel giorno di Santa Lucia il 13 dicembre.

I bambini ci portano direttamente alla segnalazione successiva, ossia un edificio di recente costruzione. “Le jardin d’enfants Die Katze” è un asilo che si trova tra la Francia e la Germania, al confine tra la regione del Baden-Württemberg e l’Alsazia.

E’ stato costruito per celebrare l’amicizia tra i due stati, ma anche per dare un’elementare lezione anatomica ai bambini. L’edificio si ispira alla struttura fisica del gatto: la porta d’ingresso è la bocca, gli occhi sono composti da finestre, la coda è data da un grande scivolo, il tetto ricoperto dall’erba simboleggia la pelliccia, la sala principale è al posto del cervello e la mensa all’altezza dello stomaco.
Persino gli intestini sono rappresentati attraverso una serie di scivoli posizionati nella parte posteriore del complesso.
Forse un po’ più inquietante per i piccoli entrare in asilo passando dalla bocca del grande gatto …

Passiamo a due segnalazioni distanti nel tempo e nello spazio ma entrambe di misura extra-large: una grande piscina felina fotografata nel 1955 dal fotografo Slim Aarons, che incuriosito dalla strana forma, non ha perso occasione di ritrarla. Questa struttura, forse unica nel suo genere, si trovava in America a Miami Beach all’interno del lussuoso hotel Fontainebleau, che si affaccia direttamente sul mare e conta oltre 1.000 camere per gli ospiti. Siccome è passato molto tempo dallo scatto aspettiamo conferma di qualche testimone per sapere se – li vicino, oggi magari – sono comparse piccole vasche a forma di gattini …

Attraversando l’oceano e tornando invece ai nostri giorni e ai nostri luoghi (l’immagine è stata scattata nel 2014 a Brescia) ecco finalmente una poltrona pensata sia per il gatto che per il suo amabile umano. Dopo approfonditi studi scientifici e statistici (!) è stato osservato che ogni gatto di casa che si definisca tale prova almeno una volta nella vita l’esigenza di sdraiarsi nello stesso comodo posto dove ogni tanto siede anche il suo proprietario. Pare proprio che questo negozio bresciano di tappezzerie abbia risolto l’annoso problema del “chisisiedeperprimo”, visto che l’enorme gatto-poltrone può ospitare contemporaneamente micio e umano. Tenuto conto della taglia XXL non è consigliato in monolocali, ma un simile complemento d’arredo consolida comunque il luogo comune chedove c’è un divano c’è un gatto e viceversa, ovviamente.

Nella categoria “estremismi felini” ci finiscono a pieno titolo due opere d’arte che condividono il soggetto, e al contempo anche una quotazione di mercato da capogiro, nell’ordine di qualche milione di euro. Due sculture sicuramente riconoscibili nel tratto creativo per chi frequenta il mondo dell’arte.

Al Metropolitan Museum a New York (foto del 2014) è presente una delle otto copie dell’opera in bronzo del 1954 intitolata “Chat” dello scultore svizzero Alberto Giacometti. Nel 2009 fu messa in asta da Sotheby’s una delle otto copie di quest’opera ma restò nella collezione privata di provenienza in quanto non raggiunse la base d’asta fissata tra 16 e 22 milioni di dollari (!). L’unica contrattazione che si conosce risale al 1975.
Giacometti ebbe l’ispirazione dal gatto del fratello Diego e ne restò così ammaliato da sostenere che il felino passasse come un raggio di luce, assottigliandosi al punto da insinuare la sua sagoma di flessuoso predatore tra oggetti vicini senza nemmeno toccarli.
Per controbilanciare l’esile e affilatissima statua di New York, torniamo in Europa e precisamente in Spagna, a Barcellona nella Rambla del Raval, dove troneggia un enorme “Gato Gordo” di Fernando Botero, pittore e scultore vivente colombiano di fama mondiale, la cui riconoscibilità artistica è fondata sulle forme morbide e sempre arrotondate di persone, cose e animali. Rispettando il parallelismo con il suo equivalente vivente, diffuso ormai su tutto il pianeta, va detto che anche di questo gatto “curvy” ci sono altri esemplari sparsi in giro per il mondo, dall’America all’Italia.

Dall’arte al design il passo è breve: almeno 3 le lampade d’arredo che rappresentano lo stilema del gatto e tutte a loro modo irresistibili e originali.

Esposta come novità al Salone del Mobile del 2013, la lampada GATTO di MyYour reinventa il concetto di luce: in realtà non è una vera lampada ma un oggetto fotoluminescente, ossia accumula la luce di giorno e la cede nel buio o di notte (design: Paolo Benevelli e Cini Boeri) ed è disponibile in diversi colori, oltre che in versione da interno e da esterno adatta a vialetti e giardini. Molti i punti di contatto tra l’oggetto e il vero gatto: questa lampada “si attiva” silenziosamente di notte, che sappiamo tutti essere il momento preferito dai felini in genere ed esattamente come accade negli occhi dei gatti al buio, cattura e amplifica la luminanza.

Affinità anche per quanto attiene la pulizia: è fatta in polietilene poleasy, un materiale brevettato dalla superficie liscia refrattaria a qualsiasi tipo di sporco e facilmente pulibile, un po’ come la pelliccia del gatto rimessa in ordine da un semplice colpo di lingua.
Fa parte della collezione ZZZOOLIGHT la lampada GATTO di Officinacrea dal muso simpatico (design: Ramin Razani) che è stata pensata per il piccolo principe (senza età) che vive dentro ognuno di noi. E’ possibile averla anche in packaging smontata da assemblare o già pronta e a luce solo bianca o a led colorati variabili cromaticamente con un semplice battito di mani.

Sicuramente molto accattivante è la lampada ROMEO di Casamania (design Giancarlo Dall’Omo) fabbricata con Technogel, un materiale di derivazione medica, ignifugo, morbido e gradevole al tatto. Proposta in diversi colori, è una lampada con elemento lluminante all’interno del corpo del gatto le cui sembianze e dimensioni sono a grandezza naturale. Come si vede dalla foto, con più lampade ROMEO si ottiene facilmente l’effetto colonia felina senza alcuna scomodità annessa (!).

Nella categoria effimero, si distingue per assoluta originalità la gatta con i gattini fatti con gli asciugamani. Alcuni grandi alberghi di lusso sono soliti accogliere gli ospiti facendo loro trovare in camera delle vere e proprie figure artistiche fatte con la teleria da bagno. Personalmente, se fossi lontano dai miei felini, anche solo un simile pensiero ad accogliermi potrebbe valere una stella di merito in più per l’hotel..

A metà strada tra make-up e body painting va segnalato anche questo piccolo capolavoro che la truccatrice israeliana Tag Peleg ha ideato probabilmente pensando al concetto di “sguardo felino”: menzione di merito per la creatività.

E ancora nella categoria “occhi felini”, come se ancora non bastasse tutto quanto di gattoso scovato in giro per il mondo, allora spostiamoci un poco fuori dai nostri consueti orizzonti. L’ultima segnalazione riconducibile ad un particolare felino in un contesto decisamente fuori dal comune, nel senso letterale del termine, ci arriva dalla NASA, l’Ente Spaziale statunitense che ci informa della presenza di una nebulosa battezzata “Cat’s Eye” ossia l’occhio del gatto.

L’immagine catturata con il telescopio Hubble ci mostra una stella pulsar che alla cadenza incredibile di 1500 anni esplode pulviscolo e materia, che vanno a disporsi in modo concentrico intorno al nucleo: impossibile negare la forte somiglianza con la pupilla di un felino persino in mezzo alle stelle a migliaia di kilometri dal nostro sistema solare.
Il gatto ha dunque avuto modo di insinuarsi ovunque: in molte fotografie, film e libri è riuscito ad infilarsi lasciando traccia del suo passaggio. Senza naturalmente dimenticare con quanti e quali artisti si è fatto fotografare come amico. Quindi la sua ubiquità di presenza non finisce qui …

Testo e ricerche fotografiche a cura di Donatella

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